I promessi sposi VIII capitolo, x il 08/01/09 a noi come compito ,spiegazione + testo

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view post Posted on 6/1/2009, 15:20

King of Kings

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I promessi sposi VIII capitolo
Testo:

Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l'aspetto de' suoi più familiari; torrenti, de' quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d'essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più si avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell'ampiezza uniforme; l'aria gli par gravosa e morta; s'inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a' suoi monti.
Ma chi non aveva mai spinto al di là di quelli neppure un desiderio fuggitivo, chi aveva composti in essi tutti i disegni dell'avvenire, e n'è sbalzato lontano, da una forza perversa! Chi, staccato a un tempo dalle più care abitudini, e disturbato nelle più care speranze, lascia que' monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti che non ha mai desiderato di conoscere, e non può con l'immaginazione arrivare a un momento stabilito per il ritorno! Addio, casa natìa, dove, sedendo, con un pensiero occulto, s'imparò a distinguere dal rumore de' passi comuni il rumore d'un passo aspettato con un misterioso timore. Addio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e non senza rossore; nella quale la mente si figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa, dove l'animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov'era promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l'amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio! Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de' suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande.
Di tal genere, se non tali appunto, erano i pensieri di Lucia, e poco diversi i pensieri degli altri due pellegrini, mentre la barca gli andava avvicinando alla riva destra dell'Adda.

Spiegazione:

Don Abbondio abbandona le letture in cui era immerso e autorizza Perpetua a far salire Tonio. Scesa in strada, Perpetua incontra Agnese che, fingendo di passare di lì per caso, la coinvolge in una conversazione a proposito di alcune maldicenze sul suo conto. Tonio e Gervaso accedono allo studio del curato, mentre Renzo e Lucia, approfittando della distrazione di Perpetua, raggiungono il pianerottolo della canonica. Tonio salda il suo debito. Il curato esamina le monete, restituisce il pegno e inizia a compilare una ricevuta. A un segnale convenuto entrano anche i due promessi. Renzo pronuncia l'intera formula, mentre Lucia viene interrotta violentemente dal curato, che si rifugia poi in una stanza attigua. Don Abbondio chiede aiuto dalla finestra. Ambrogio, il sacrestano, suona allora le campane per richiamare gente. I rintocchi svegliano l'intero paese. La gente scende in strada. I tre bravi che erano all'osteria, escono per una ricognizione; poi chiamano i compagni appostati al casolare per il rapimento di Lucia. Agli ordini del Griso, il gruppo dei bravi penetra in casa della ragazza, ma non trova la vittima predestinata. Menico, di ritorno dal convento, entra in casa di Lucia. Appena entrato il ragazzo viene afferrato dai bravi. Spaventati dal suono delle campane questi lasciano andare Menico e fuggono disordinatamente. Il Griso li richiama all'ordine e la fuga prosegue a ranghi compatti. Agnese continua a distrarre Perpetua, ma, sentite le grida di don Abbondio e i rintocchi, le due donne corrono verso la canonica. Renzo e Lucia si ricongiungono con Agnese e vengono raggiunti da Menico, che dice loro di fuggire verso il convento e li segue per un tratto. Intanto la gente si raduna in piazza e si reca da don Abbondio. Visto che quest'ultimo non è più in pericolo, la folla si sposta alla casa di Lucia e scopre che le due donne sono sparite. Dopo qualche progetto di inseguimento dei presunti rapitori, corre voce che le donne siano salve e tutti si ritirano. Il console del paese di Renzo e Lucia viene minacciato da due bravi di don Rodrigo che gli intimano di non riferire al podestà i fatti della notte precedente, quella dell'incursione in casa di Lucia. Renzo, Lucia, Agnese si sono intanto allontanati attraverso i campi, accompagnati da Menico che, raccontata la sua avventura, viene poi rimandato a casa. I tre fuggitivi giungono al convento di Pescarenico. Dopo aver vinto le resistenze di fra Fazio, il sacrestano, fra Cristoforo li fa entrare nella chiesa del convento ed illustra i piani di fuga che ha predisposto per loro. Dopo aver pregato per don Rodrigo, i tre lasciano il convento e si dirigono verso il lago. Raggiunto il lago, i tre salgono su una barca. Descrizione del paesaggio. Lucia piange segretamente e dà l'addio ai monti e ai luoghi natii.

 
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