Università e la Legge 133

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view post Posted on 25/10/2008, 15:01
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Università e la legge 133
16-10-08



Il Governo Berlusconi durante i mesi estivi dell’anno 2008 ha approvato il DL 112, convertito poi in Legge 133 il 6 Agosto.

▬ Cosa prevedono il decreto e la legge in questione?

Una serie di misure economiche atte a ridurre le sovvenzioni agli apparati pubblici, in particolar modo all’Università statale, per la quale si stima che i tagli raggiungono 1 miliardo e 500 milioni di euro in 5 anni.

Un duro colpo per molti Atenei italiani che già da molti anni non versano in ottime condizioni economiche (vedi Siena e Firenze).

Tuttavia il mondo universitario “sembra” avere un’alternativa al sicuro fallimento di molti dei suoi complessi.

L’articolo 16 della Legge 133 prevede infatti la “Facoltà di trasformazione in fondazioni delle università”

▬ Cosa significa?

“In attuazione dell'articolo 33 della Costituzione […] le Università pubbliche possono deliberare la propria trasformazione in fondazioni di diritto privato” liberando così lo Stato dall’onore della sovvenzione.

Tutto ciò porterebbe ad una serie di conseguenze fra le quali la scomparsa del tetto massimo del 20% del FFO (Fondo di Finanziamento Ordinario) per le tasse universitarie che si trasformerebbero da contribuzione a reale fonte di sostentamento per la gestione economica dell’Ateneo, determinandone un brusco innalzamento.

Incremento che probabilmente non sarebbe sostenibile per una cospicua fetta della popolazione studentesca che si troverebbe a dover rinunciare al proprio diritto all’istruzione contrariamente a quanto stabilito nell’Art.34 della Costituzione italiana.

In presenza di un'amministrazione universitaria inefficiente (i bilanci in rosso sono a testimonianza di ciò), suscita stupore che il governo abbia deciso di non agire minimamente sotto questo aspetto, quanto su quello di privare gli atenei della loro più importante fonte di sostentamento.

La legge 133 ha introdotto inoltre un pesante blocco del turn-over del personale docente e tecnico-amministrativo, il quale stabilisce un limite massimo di nuove assunzioni a fronte dei pensionamenti.

Esso limita il turn-over a uno su dieci per il 2009 e uno su cinque per il 2010.

In parole povere, il prossimo anno per dieci persone che escono lavorativamente dal sistema universitario ne entrerà solo una, senza distinzione alcuna fra personale docente e personale amministrativo.

L’ingresso dei privati sancito dalla Legge 133 condiziona non solo l’aspetto economico dell’Ateneo, come già detto, ma anche aspetti ben più cardinali quali la Ricerca e la Didattica.

▬ In che modo?

Questi aspetti verranno fortemente influenzati dalle logiche di mercato per le quali il sapere si valuta in base alla produttività di ciò che ne verrà fuori.

Alcuni settori quali quelli dell’area tecnico-scientifica e medica avranno sì la possibilità di fare Ricerca, ma non più libera, dovranno infatti sottostare alle condizioni imposte dagli enti privati in materia.

Altri più sfortunatamente, come i settori dell’area umanistico-sociale, non producendo alcunché di “vendibile” vedranno con tutta probabilità ridurre a zero i propri orizzonti di Ricerca.

In un paese quale l’Italia che per quanto concerne la Ricerca scientifica si trova in una situazione di forte ritardo (investendo il solo 1.1% del PIL) sia rispetto ai principali paesi industriali che ad alcune economie europee di minori dimensioni come quella svedese e finlandese, un taglio così consistente non può apparire altro che autolesionista.

▬ e i Ricercatori?

I giovani ricercatori italiani sono spesso tra i migliori al mondo, sono invidiati dai centri di ricerca internazionali - che infatti fanno poca fatica ad accaparrarseli - hanno una cultura di base generalmente più ampia, nonostante la vergognosa disorganizzazione dell'Università italiana e, come ricompensa, sono pagati cifre miserevoli e sono condannati al precariato a vita.

La situazione si fa ancora più drammatica per i giovani professori che tentano di scalare le baronie universitarie per trasmettere un sapere decente agli studenti.

I professori a contratto, precari permanenti, sono pagati dagli 0€ a 600€ per due mesi di corso universitario. Per fare un paragone in Germania la cifra sale a 2000-3000€.

Per ovvie ragioni i professori, e con loro i corsi, scompaiono.







Fonti:

Art. 33 e 34 della Costituzione italiana

http://www.quirinale.it/costituzione/costituzione.htm

Legge 133

http://www.camera.it/parlam/leggi/08133l.htm

la Repubblica (Firenze) 30-09-08

http://rassegnastampa.unipi.it/rassegna/ar...9/30SIP2005.PDF

Corriere Fiorentino 26-09-08

http://corrierefiorentino.corriere.it/univ..._pisa_crac.html

La ricerca scientifica in Italia

http://www.daonline.info/archivio/20/pagine/ultimo_n2.php



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